La nascita delle moderne scarpe da corsa e la nascita della “rivoluzione” del Piede Nudo
Nel 1962 Bill Bowermann, allenatore cinquantenne in pessima condizione
fisica, si recò in Nuova Zelanda per partecipare agli allenamenti di
massa organizzati da Arthur Lydiard, il padre della corsa come attività
finalizzata al benessere. Quando tornò negli states, convertitosi a
questa filosofia, scrisse un best-seller il cui titolo presentava al
pubblico americano una nuova parola e una nuova ossessione:Jogging.
Oltre a questo, partendo dal fondere della gomma all'interno della
piastra della macchina per fare le crepe, creò un nuovo tipo di
calzatura: le scarpe ammortizzate. In un eccesso di umorismo nero, le
chiamò Cortez. Dal nome del conquistador spagnolo che saccheggio il
Nuovo Mondo e innescò una devastante epidemia di vaiolo. Partendo da
questa scarpa, Bowermann iniziò a promuovere un nuovo tipo di corsa,
possibile solo usando questa speciale calzatura: atterrando sull'osso
del calcagno. Fino ad allora, i corridori avevano lo stesso stile, e
l'urto veniva assorbito unicamente dalla compressione della gambe. La
nuova scarpa permetteva invece di ammortizzare l'urto con la gomma, e di
allungare la falcata, facendo il passo davanti al baricentro, e
permettendo così di distanziare gli avversari! Questo passo “rullato”
sarebbe stato anche meno faticoso sulle lunghe distanze.
Il marketing di Bowermann fu eccezionale, creando il mercato per un
prodotto e fornendo il prodotto stesso.
Eppure, a quelle promesse di una corsa più veloce e confortevole,
corrispose anche un progressivo aumento di infortuni.
Ogni anno, tra il 65 e l'80% dei corridori subiscono un infortunio. E
così, per prevenire questi infortuni, le ditte produttrici di scarpe
hanno inventato nuove “tecnologie” applicate alle suole delle scarpe.
“abbiamo visto innovazione spettacolari nei sistemi di motion-control e
nell'ammortizzazione delle scarpe, eppure i rimedi non sembrano in grado
di sconfiggere i mali” Dottoressa Irene Davis, direttrice della Clinica
per infortuni dell'Università del Delaware
Non esistono prove che le scarpe da corsa siano d'aiuto nella
prevenzione degli infortuni. In uno studio del 2008 apparso sul “British
Journal of Sport Science”, si afferma che non esiste un solo studio
basato su prove che dimostri che le scarpe da corsa riducono la
probabilità di infortunio. Il Dott. Craig Richards, autore di questo
studio, scioccato dal fatto che un industria da venti miliardi di
dollari sembrasse basarsi su nient'altro che vane promesse, lanciò una
sfida :
“Esiste un azienda produttrice di scarpe pronta a sostenere che
indossare le scarpe durante la corsa riduce il rischio di contrarre
infortuni muscolo-scheletrici?
Dove sono i dati accettati dalla comunità scientifica che lo
confermino?”
In risposta ottenne soltanto silenzio.
Anzi, successive ricerche rivelarono che:
I corridori che indossano le scarpe migliori di ogni linea hanno il 123%
di probabilità in più di infortunarsi rispetto ai corridori che usano
scarpe più economiche. (Bernard Marti, medicina della prevenzione
all'Università di Berna)
Quando le scarpe si consumano e i loro sistemi di ammortizzazione si
assottigliano, i corridori recuperano progressivamente il controllo del
piede. (Barry Bates, medicina sportiva e biomeccanica dell'Università
dell'Oregon).
Questo grazie alla “paura”. Al contrario di quanto si potrebbe pensare,
l'ammortizzazione delle scarpe non riduce gli impatti, ed anzi
contribuiscono a rendere i piedi instabili e vacillanti, in quanto,
atterrando su un fondo morbido, il piede preme con maggior forza per
assicurare di trovare l'equilibrio, quindi, maggiore è lo spessore del
materiale gommoso maggiore è la forza di impatto!
“Gli esseri umani sono progettati per correre senza scarpe” Alan Webb,
matricola coi piedi piatti, che grazie ad un allenamento a piedi nudi,
riusci a formare l'arco del piede, a rafforzare il piede, che da taglia
48 diventò una 46, e diventare quindi recordman sui 1500 metri nel 2007.
“La corsa a piedi nudi è stata una delle mie filosofia di allenamento
per anni” disse Gerard Hartmann, ricercatore e fisioterapista irlandese,
allenatore di Webb: “Il fatto di mettere la muscolatura del piede fuori
condizione è la causa fondamentale degli infortuni […] “Pronazione” è
diventata una parolaccia, mentre in realtà è semplicemente il movimento
naturale del piede. Il piede deve pronare.” “Guardate il progetto
dettagliato del vostro piede e scoprirete che esso è una meraviglia
ingegneristica. La colonna portante del piede è l'arco, la più grandiosa
struttura per sostenere il peso che sia mai stata creata. Il bello
dell'arco è il modo in cui la pressione lo rende più forte; più voi lo
premete da sopra, e più le sue parti si stringono tra loro e lo rendono
solido. Nessun muratore degno della sua cazzuola metterebbe mai un
supporto sotto il suo arco, dato che è perfettamente in grado di reggere
la pressione che gli arriva dall'alto; ma se invece fate pressione da
sotto, tutta la struttura di indebolisce. A sostenere l'arco del piede
da ogni parte è una rete altamente elastica composta da ventisei ossa,
trentatré articolazioni, dodici tendini e diciotto muscoli che si
allungano e si accorciano come ponti antisismici sospesi” “i piedi sono
sempre pronti a combattere e sono più rigogliosi quando devono lavorare;
lasciate che si impigriscano e collasseranno. Teneteli in esercizio, e
si inarcheranno come arcobaleni” “Coloro che camminano a piedi scalzi
ricevono un costante flusso di informazioni riguardo al terreno e alla
propria posizione rispetto ad esso, mentre un piede nella scarpa si
trova all'interno di un ambiente che non cambia mai”